sabato 23 agosto 2014

Recensione: La ragazza dei fiori morti, di Amy Mackinnon.

Salve sniffini :D
Sono stata via quanto, dieci giorni? Me ne vergogno moltissimo, ma sono stati giorni molto 'impegnativi'. E sono rimasta bloccata con la schiena perchè sì, a diciannove anni, sono peggio di una vecchietta di novanta. I miei non fanno che prendermi in giro -.-'
Anyway, non ho letto molto, ma mi sono dedicata a pensare e penso che tra un po' introdurrò qualche novità nel blog :D
Ora vi lascio alla recensione di un libro grazie al quale ho scoperto che non potrò mai più leggere thriller a notte fonda!
Titolo: La ragazza dei fiori morti
Autore: Amy Mackinnon
Editore: BUR
Prezzo: 11,90 Euro
Pagine: 309
Anno: 2011
Trama: Venite a leggere di Clara: una ragazza sola, in un laboratorio di pompe funebri, intenta a premere sull'arteria carotidea di una signora anziana, morta. Tirare un vaso sanguigno, cucire la bocca perchè la gente muore con la bocca aperta. E poi scegliere una camelia rosa (perfetta bellezza), un mazzo di asfodeli (dolore eterno), un garofano (fedeltà), perchè i fiori hanno un linguaggio segreto che bisbiglia ai morti (i morti non sono mai soli). E soltanto chi conosce l'aura della morte possiede l'istinto - l'anomali? - di far parlare i fiori. Clara non riceve quasi mai visite, eccezione fatta per una bambina che è in qualche modo attratta da quel seminterrato. La tua mamma sa che sei qui? La bambina guarda mentre ricompone i morti ed è silenziosamente disperata, artificiosamente controllata come una creature che - intuisce Clara - non è stata amata a sufficienza. Una bambina che non piangerebbe se la madre le tirasse un nodo con il pettine. Un'ammiratrice che un giorno non compare più.
Recensione: Immaginatela. O almeno provateci. Una ragazza china su un tavolo, simile a quelli operatori. Ha lunghi capelli ricci e disordinati, raccolti in una coda di cavallo, e la sua cute è piena di cicatrici che le ciocche ancora sane tentano disperatamente di coprire. Immaginate i suoi occhi, tristi, silenziosi, e immaginate le sue dita che accarezzano i fiori, scelti con cura, che posa accanto alla coscia del defunto. La vedete? E' Clara. Clara Marsh, una ragazza che ne ha passate tante, che ne passerà ancora tante. Violenze fisiche e psicologiche, occhiate di disgusto, prese in giro da chi guarda solo le apparenze. Trova compagnia solo nei morti, per quanto lugubre possa sembrare, e nella musica che ascolta mentre riempie le loro vene di formaldeide, mentre cerca di riprodurre fedelmente nella morte ciò che c'era stato in vita. Perchè contano solo le apparenze nella realtà in cui vive. Poi immaginate una bambina, sui sette/otto anni. Piccola, le assomiglia: stessi capelli, stessa pelle, stesso sguardo profondo di chi ha visto troppo e sa di non poter essere salvato. Trecie, Patrice. Come la bambola di Clara, quella che finì accanto al corpo morto di sua madre. Immaginate questa bambina che la segue, che sembra aver trovato in lei l'unica medicina: scopre la sua serra, ama i suoi fiori, grida aiuto. Un grido che Clara sente ma che inizialmente ignora, almeno fin quando Trecie non sparisce di nuovo, così com'era sparita Precious Doe, l'altra piccola protagonista. E allora Clara rincorre il grido, la cerca, indaga, scopre. Non creduta, considerata psicologicamente instabile, abbandonata inizialmente persino dall'uomo che ama in silenzio. Ma raggiunge la verità: lei, piccola e fragile, scopre ciò che altri non erano in grado di vedere. Un thriller, misto al paranormale, oserei dire. Un thriller che mi ha tenuta col fiato sospeso per tre notti, mentre accendevo regolarmente la torcia per controllare che in camera mia non ci fosse nessuno. Un thriller che ha ricevuto tante critiche, ma che a me è piaciuto molto. Clara, Mike, la piccola Trecie. Forse la trama ad un certo punto diventa prevedibile, magari anche un po' banale, ma non sei mai sicura di ciò che sta per accadere. Perchè sembra impossibile che sia sul serio quello: non può essere, mi sono ripetuta, anche quando era finito. D'altronde era tutto così vivido. 
Mi è piaciuto lo stile della Mackinnon, il suo modo di rendere reali i personaggi e quello in cui descriveva l'instabilità di Clara. Perchè, per quanto brillante, Clara è davvero instabile: ne ha passate troppe per essere una ragazza normale, ma va bene così. E' il suo essere (fin) troppo coinvolta ad aiutarla, a farle raggiungere ciò che cercava. Ecco, forse avrei preferito un finale meno affrettato, ma, tutto sommato, non mi lamento. E' stato scritto quello che andava scritto, banale o no, frettoloso o no, e un finale diverso sarebbe stato di troppo.
Valutazione: Purgatorio/Paradiso terrestre. Tre note e mezzo.



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